lunedì 12 dicembre 2011

Cloud computing a scuola, ovvero portiamo le classi nella nuvola

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Cloud computing... la nuvola informatica... cos'é? In che modo può essere uno strumento nella didattica quotidiana? Magari vi state già avvalendo di questa tecnologia e non lo sapete. Vantaggi e rischi di uno strumento che sembra essere il domani.

Cloud computing sono due parole che sempre più spesso mi capita di sentire o di leggere sul web. Ma cos'è esattamente? Potremmo descriverlo con un esempio. Tutti noi siamo abituati ad avere software che girano sul nostro computer, installati sul nostro hard disk e che mentre sono in esecuzione occupano una certa quantità di memoria. E se invece di disporre del software sul proprio computer il programma che vogliamo usare fosse installato su un altro computer? Se fosse cioè installato su uno dei milioni di computer che formano Internet e io vi potessi accedere tramite il browser che uso per navigare? 

Sebbene per certi versi molti servizi del web, compresa la casella di posta elettronica, potrebbero definirsi servizi cloud computing, la prima volta che ho sentito parlare di questa tecnologia è stato quando ho utilizzato Google Docs, che per me, nel mio immaginario, è il primo servizio cloud computing. Cos'è Google Docs? Una suite da ufficio, con programmi di video scrittura, di elaborazione fogli elettronici, di presentazioni, ecc... che non gira sul nostro computer ma che possiamo utilizzare (previa registrazione) collegandoci ai server di Google cliccando su questo collegamento:

Così come possiamo utilizzare software on line, che non gira sul nostro computer, possiamo anche immagazzinare i nostri file on line, possiamo cioè disporre di hard disk virtuali. Anche in questo caso si parla di cloud computing. Google, ad esempio, mette a disposizione un gigabyte si spazio per memorizzare i nostri documenti.
Finora ho parlato solo di Google Docs, che sebbene possa essere uno strumento valido didatticamente, non è l'unico servizio cloud computing utilizzabile a scuola.

Di alcuni ne ho già parlato nel blog. Volete ad esempio fare un poster virtuale? Potete utilizzare Glogster. Volete un software di geometria online? Geogebra dispone anche della versione web

Però la maggior parte dei servizi cloud computing ancora non li ho esplorati e li ho descritti solo marginalmente. Un paio di esempi... cercate un software on line per le mappe mentali, Popplet fa al caso vostro. Volete invece creare delle presentazioni multimediali on line, utilizzate Prezi.

Come ho detto precedentemente, cloud computing non vuol dire solo software on line, ma anche spazi on line, cioè hard disk virtuali, nei quali immagazzinare i nostri file. Ubuntu One e Dropbox possono esser due esempi. Possiamo non solo conservare i nostri file sui server dei due servizi, ma possiamo anche scaricare dei programmi che permettono di sincronizzare alcune cartelle del nostro hard disk con i rispettivi servizi on line. Così se creo o modifico un certo file sul mio pc automaticamente viene copiato sul mio hard disk virtuale. Non solo, ma se la stessa cartella è sincronizzata su più PC automaticamente il file viene aggiornato su tutti i computer. Sulla sincronizzazione bisognerebbe aprire un capitolo a parte, in questo articolo mi interessa solo porre l'attenzione che grazie ad alcuni servizi cloud computing possiamo avere degli hard disk virtuali sempre aggiornati.

Alla luce di tutto ciò non è così lontano dalla realtà immaginare un professore che arriva in classe e tramite Ubuntu One accede ad una presentazione che ha preparato e, non trovando Office o Openoffice sul  computer, si collega a Google Docs per proiettare la lezione agli studenti. I vantaggi di questo modo di lavorare sono evidenti: 
  1. Non mi devo più preoccupare dello stato del computer che ho in classe. Non mi interessa quali software siano installati su di esso, mi interessa solo che sia collegato ad Internet ed abbia un browser abbastanza aggiornato.
  2. Di conseguenza anche se ho 9 classi, oppure se voglio che gli studenti utilizzino i vari software a casa, non devo più costringere nessuno a decine di installazioni.
  3. Posso avere con me sempre i file che uso per la didattica, senza bisogno di pennette e, se uso un programma di sincronizzazione, senza rischi di avere una versione non aggiornata del file.
E inutile negare che possono sorgere alcune problematiche
  1. E se quel giorno la rete non ne vuol sapere di funzionare?
  2. Analogamente, e se quel sito non è raggiungibile?
  3. Peggio... e se l'azienda che gestisce il servizio cloud computing che mi interessa fallisce?
  4. E' sicuro tenere file importanti on line?
Nel caso 3 nella migliore della ipotesi potrei comunque salvare i miei dati sul mio PC. Ma se ho un file fatto per girare con un certo software e quel software non è più disponibile on line, il file non è più utilizzabile. In parte questo è vero per tutti i formati dei file che utilizziamo... però se il software è sul nostro PC possiamo continuare ad utilizzarlo anche dopo il fallimento dell'azienda produttrice, se è on line no. Ma qui si apre il discorso dei formati aperti per i file... e questa è un'altra storia.

Che ne pensate, avete da obiettare qualcosa? Trovate delle imprecisioni in quello che ho scritto? Se vi va di discutere insieme di cloud computing e se vi va di condividere le vostre esperienze e le vostre riflessioni lasciate un commento.

Tutti gli articoli del blog che hanno a che fare con il cloud computing li potete trovare cliccando su questo collegamento:

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